le rivoluzioni tradite
Nicaragua 1988 - Mozambico 1993
by fotografie di Dino Fracchia
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About the Book
La seconda metà del secolo scorso ha visto in tutto il mondo il sorgere di molti movimenti rivoluzionari, favoriti dalla presenza di numerosi regimi dittatoriali corrotti in America Latina, e dal processo di decolonizzazione in Africa, e anche dalla Guerra Fredda, che portò il Blocco Occidentale e L’Unione Sovietica a contrapporsi in Europa utilizzando il deterrente nucleare, senza mai però scontrarsi in campo aperto, ma che altrove portò a numerosi sanguinosi conflitti, con i due contendenti che sostenevano ora questa ora quella parte.
Nel frattempo esplodeva nel “Primo Mondo” occidentale l’insofferenza e la ribellione delle giovani generazioni e molte di quelle rivoluzioni assunsero connotati ideologici, e spesso anche romantici che in realtà non avevano, e diventarono un simbolo.
Ogni generazione di giovani del dopoguerra ha avuto la sua rivoluzione simbolo a cui riferirsi: Cuba per quelli del ‘68, il Nicaragua per quelli del ‘77 e poi l’Africa: Congo, Mozambico, Algeria, Angola; in Europa crebbe la passione per l'Africa, definita poi un po' sprezzantemente «terzomondismo» e migliaia di volontari e cooperanti presero la via del sud, mentre nell’ultimo scorcio di secolo molti hanno guardato con aperta simpatia alla rivolta dei contadini messicani del Chiapas.
Purtroppo, con le rivoluzioni e le indipendenze, quasi mai si è realizzata quella vita migliore attesa dai popoli in lotta. I nuovi governi sono divenuti spesso autocrazie. Il marxismo, adottato come grammatica antioccidentale per gestire il potere, ha condotto a vicende drammatiche e le logiche del liberismo e del profitto hanno sostituito quasi ovunque gli antichi ideali rivoluzionari. Resta solo la memoria, per chi a suo tempo ci ha creduto.
Nel frattempo esplodeva nel “Primo Mondo” occidentale l’insofferenza e la ribellione delle giovani generazioni e molte di quelle rivoluzioni assunsero connotati ideologici, e spesso anche romantici che in realtà non avevano, e diventarono un simbolo.
Ogni generazione di giovani del dopoguerra ha avuto la sua rivoluzione simbolo a cui riferirsi: Cuba per quelli del ‘68, il Nicaragua per quelli del ‘77 e poi l’Africa: Congo, Mozambico, Algeria, Angola; in Europa crebbe la passione per l'Africa, definita poi un po' sprezzantemente «terzomondismo» e migliaia di volontari e cooperanti presero la via del sud, mentre nell’ultimo scorcio di secolo molti hanno guardato con aperta simpatia alla rivolta dei contadini messicani del Chiapas.
Purtroppo, con le rivoluzioni e le indipendenze, quasi mai si è realizzata quella vita migliore attesa dai popoli in lotta. I nuovi governi sono divenuti spesso autocrazie. Il marxismo, adottato come grammatica antioccidentale per gestire il potere, ha condotto a vicende drammatiche e le logiche del liberismo e del profitto hanno sostituito quasi ovunque gli antichi ideali rivoluzionari. Resta solo la memoria, per chi a suo tempo ci ha creduto.
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About the Creator
Dino Fracchia
Milano, Italy
Dino Fracchia was born in MIlan (Italy) in 1950 and began his career as photojournalist in 1975. Contributor to leading Italian and international newspaper, he has always worked on economic, social and political issues, traveling throughout Europe, Central America, Africa and the Middle East.